Di Paolo: "Politica imbarazzante, economia ferma"

TERAMO – “Le nostre imprese si portano dietro problemi mai strutturalmente risolti: pressione fiscale elevata, burocrazia opprimente, ma anche difficoltà legate al territorio. A questo va sommato un atteggiamento della politica che potremmo definire imbarazzante, per lo stato di litigiosità permanente e per atteggiamenti che, in alcune circostanze, lasciano intravedere situazioni di vero e proprio immobilismo”. Sono le dure dichiarazioni rese dal presidente di Confindustria, Salvatoe Di Paolo, rese nel corso dell’annuale assemblea dei soci durante la quale sono emersi dati negativi diffusi sui principali indicatori economici rispetto all’anno precedente, tranne per i comparti innovativi ed a quelli che, dopo una lunga congiuntura negativa, stanno lentamente ripartendo. “Non è concepibile ad esempio – ha detto Di Paolo – che a distanza di mesi dall’alluvione che ha colpito la provincia di Teramo, le imprese non conoscano ancora il loro destino”. Di Paolo ha insistito molto anche sulla necessità di tagliare in maniera decisa i cosiddetti “costi della politica” e ridurre “l’apparato di enti e società regionali improduttivi ed inefficienti, che pesa non poco sulle imprese e sulla collettività”. Emblematica, a tale riguardo, la situazione dei consorzi industriali: “sono ancora commissariati e, anche se tutti sono convinti che debbano essere accorpati o liquidati, la decisione tarda a venire”. Per quanto riguarda l’occupazione, se è vero che nel 2010 le ore di cassa integrazione ordinaria sono diminuite del 61,27%, è altrettanto vero che quelle di cassa integrazione straordinaria sono passate da 2.184.566 (2009) a 7.097.606 (2010), con un incremento del 224,90%. L’incremento della Cigs mette in evidenza che le imprese hanno esaurito le ore di cassa integrazione ordinaria e, perdurando lo stato di difficoltà, sono passate alla cassa integrazione straordinaria per crisi. "Ciò vuol dire – secondo Di Paolo – che le situazioni di crisi temporanee si sono trasformate in crisi stabilizzate, con evidenti ripercussioni sul piano occupazionale”. Segnali di miglioramento si intravedono invece per le imprese associate”. “La preoccupazione rimane – ha detto ancora il presidente – e se non si interviene con politiche industriali mirate, la nostra provincia corre seriamente il rischio di una de-industrializzazione”.